Anche quest’anno la collaborazione con l’Associazione Don Mezzera ha permesso ai
ragazzi della scuola Frassati di potersi approcciare alla visione di un film per capire ciò che poteva suggerire alla loro esperienza.
Abbiamo raccolto la testimonianza di una nostra insegnate e di una mamma….
“Il film “se lo sono trovati in mano” e non l’hanno scelto e questa circostanza si è rivelata una grande occasione perché hanno fatto esperienza di come tutta la realtà può essere guardata e giudicata con occhio aperto e cordiale. Insomma, una grande occasione di maturazione di uno spirito critico, merce rara ai nostri giorni. Così i ragazzi sono rimasti colpiti dall’indomabile passione educativa di una giovane insegnante che non insegue immagini di ragazzi diversi, che è ben consapevole dei suoi limiti e dei suoi “fallimenti”, ma che tutti i giorni è mossa dal desiderio di raggiungere ognuno di loro perché ogni “io” possa muoversi con libertà e responsabilità. Ma sono anche rimasti colpiti dal fatto che, pian piano, questo rapporto con i suoi studenti e la “riuscita” che con loro stava accadendo l’hanno allontanata dalla realtà: in fondo non si è quasi accorta che la sua casa non esisteva più, che suo marito non esisteva più, che altri ragazzi non esistevano più. Esisteva il rapporto, direi esclusivo, con quei ragazzi che non avrebbe mai voluto lasciar andare, in un legame sicuramente positivo ma soffocante. In conclusione sono uscita dal film stimolata dalla creatività della protagonista ma anche confermata nella consapevolezza che l’educazione raggiunge davvero il suo scopo se apre ragazzi e adulti a tutta la realtà e a tutti i rapporti possibili.” (un’insegnate)
“Freedom Writers racconta la storia di un’insegnante e della sua passione educativa.
Una passione che deve trovare i modi di raggiungere i ragazzi, di coinvolgerli nel lavoro, di insegnare loro a vivere e ad amare. I modi sono anticonvenzionali (il gioco della linea, i balli in classe) e soprattutto “individualizzati”: ogni ragazzo ha la sua storia e le sue ferite e compito dell’insegnante è in qualche modo intercettare questa storia e accompagnarla. Due particolari – che però non sono secondari – mi hanno lasciato una sorta di amarezza al termine del film. Il primo è il divorzio della protagonista dal marito. La bravissima insegnante infatti non è per nulla attenta al marito, che le rimprovera questo: non hai tempo per me, lavori solo per i tuoi alunni, pensi di salvarli con i tuoi tripli impieghi. Non solo il marito si allontana, ma la prof torna a chiedere (freudianamente) il sostegno del padre anziano. Il secondo punto è la conclusione del film. L’insegnante dovrebbe lasciare gli alunni dopo il biennio, ma lotta contro le istituzioni per averli ancora, e riesce ad ottenerlo. Anche qui: credo che ogni insegnante attraversi la tentazione di tenere i suoi alunni per sempre, di insegnare al biennio triennio e magari anche quando sono matricole… soprattutto se donna. Tuttavia, ogni ingenua riflessione psicologica sa che la madre trattiene e il padre lascia andare. I ragazzi del film sono sicuramente ragazzi senza padre, ma non è giusto che una madre li tenga legati a sé. Deve lasciarli andare, con il coraggio che ha loro mirabilmente insegnato.
Concludo ringraziando Matilde e Riccardo che, anche grazie agli insegnanti che
quotidianamente li coinvolgono, hanno colto questi particolari e li hanno condivisi con me.” (una mamma)