Ore 14.30: si riaprono i cancelli per il pomeriggio di open day. Un mare di ragazzi si riversa nel cortile della
scuola correndo per raggiungere i propri posti nelle aule. Ma, ad un tratto, una ragazzina si ferma ed
esclama ad un suo compagno: “Ma ti rendi conto che stiamo correndo a scuola?”
Già, questo è stato – anche questa volta – l’aspetto veramente interessante della giornata dell’open day dei
ragazzi delle medie di sabato 1 giugno. Che 250 ragazzi tra gli 11 e i 13 anni possano essere contenti di stare
un sabato a scuola a spiegare ad altri quello che hanno fatto durante l’anno è, di per sé, una cosa dell’altro
mondo. Soprattutto perché questi ragazzi sono “quelli che sono”, quelli che vediamo tutti i giorni farci
arrabbiare perché lo studio non è tra le loro priorità, quelli che imparano a convivere con la propria e
l’altrui diversità facendo una marea di errori e tentativi maldestri, quelli che ci sembra sempre che
potrebbero dare di più…..Proprio loro. Eppure di fronte alla possibilità di mostrare ad altri quello che hanno
“fatto a scuola” non si tirano indietro e ne vanno perfino orgogliosi.
E anche noi, loro insegnanti ed educatori, in una giornata così ci troviamo a riguardarli vedendo in loro il
percorso che hanno fatto, il desiderio di conoscere che non si è spento, il coraggio di esporsi di fronte agli
altri, il gusto – appunto – di “correre a scuola”. E un po’ ci commuoviamo. Cioè riprendiamo a muoverci
insieme a loro, con un’energia sempre nuova.
Ecco: a questo serve l’open day.