«È una bella teoria, quella del perdono, anzi io vorrei avere una teoria così bella come la vostra. Ma la pratica – la vita – è diversa, dura…». È suonato così l’accorato intervento di una persona dal pubblico durante il dialogo tra don Julián Carrón (teologo e docente all’Università Cattolica di Milano) e don Claudio Burgio (cappellano del carcere Beccaria e fondatore della comunità Kayrós) sul tema A cosa serve oggi il perdono? giovedì sera 5 maggio presso l’Auditorium della Banca di Credito Cooperativo di Barlassina.
Don Carrón non si tira indietro: «Non è una bella teoria, è la concretezza di tante situazioni che ci fanno vedere la complessità della questione: non basta il perdono senza la verità e la giustizia. Chi sbaglia deve pagare, e fino in fondo, ma questo non risolve il problema né di chi ha commesso un delitto né di chi lo ha subito, tanto sterminata è la nostra esigenza di giustizia. Se blocchiamo questo itinerario blocchiamo l’umano. La questione del perdono è la questione della serietà, della lealtà con la nostra umanità».
Auditorium gremito per questo terzo incontro organizzato dalla scuola primaria e secondaria PG Frassati: dopo il poeta e scrittore Daniele Mencarelli – dialogo sull’ultima sua fatica letteraria Sempre tornare – sul valore del ricominciare, e l’incontro con Mario Mauro e don Michele Berchi su Pace e speranza che aveva rilanciato per tutti noi il tema della misericordia e del perdono: «Nelle nostre giornate dobbiamo decidere da che parte stare: o dalla parte della misericordia o dalla parte del male, e quello che scegliamo conta davvero perché, come ricordava don Giussani, “Le forze che muovono la storia sono le stesse che muovono il cuore dell’uomo”» ci aveva detto.
Siamo arrivati così a metterlo a fuoco, il perdono: che esperienza è quella del perdono, che cosa la rende possibile, come coinvolge la nostra libertà?
Con queste domande si sono confrontati don Carrón e don Burgio, pescando dalla loro esperienza personale e dal dialogo con i tantissimi giovani e adulti incontrati.
«Abbiamo bisogno di essere perdonati – esordisce Carrón -. Senza perdono non c’è pace, uno non può vivere con se stesso». «Infatti il perdono è un kayrós, un tempo favorevole – gli fa eco don Burgio -, è un dono. Cambia completamente la visione della vita: non è esigibile, non si inserisce nella logica dell’utile, ma permette di scoprire la vita come dono. È sintomo di speranza».
Certamente, ma quanto è difficile… «Il perdono è uno scandalo – continua Carrón -. In fondo quello che ha portato Gesù fino alla croce è stato questo: ha introdotto nella storia uno sguardo che è stato percepito come ingiusto». E qui, attraverso i racconti del Vangelo – da Zaccheo alle parabole della misericordia -, don Carrón ci ha portato al cuore della questione: «Che cosa è in grado di rispondere a un’ingiustizia subita o fatta? Anche per uno che è stato condannato, ed ha scontato la pena, non è finito tutto: uno si porta dentro per tutta la vita quel danno che ha subito o ha fatto. L’esigenza di giustizia è infinita, così come quella della felicità del bene e dell’amore. Nulla può estinguere questa nostra esigenza. Siamo davanti al mistero della vita: non siamo in grado di darci noi la felicità.
Per questo occorre accettare di aprirci al nostro bisogno costitutivo di un Altro». “Si, un Altro che ci permetta di guardare l’inguardabile, di non aver paura del limite proprio e altrui – prosegue don Burgio-. Ma è un cammino, lungo e difficile». «Per audaci» -conclude Carrón – e per questo non può essere fatto da soli. «Occorre un luogo che sia in grado di accompagnarci a questo livello: introdurre nel reale in modo nuovo».
È un compito che ci è stato consegnato: che la scuola sia un luogo così, di introduzione alla realtà, in modo da non bloccare l’umano che urge in noi e nei nostri ragazzi. Per audaci: una cosa dell’altro mondo in questo mondo di cui, seppure indegnamente, abbiamo già cominciato a fare esperienza e che proponiamo a tutti.