In questi difficili tempi di lockdown, dalle quattro pareti – sempre più strette – delle loro camere i ragazzi di terza media hanno avuto la straordinaria possibilità di scoprire qualcosa in più del mondo.
Giovedì 14 maggio, infatti, oltre cinquanta studenti di terza media, con le loro famiglie, hanno incontrato Maria Chiara Massetti, funzionario dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Per i ragazzi erano le cinque del pomeriggio, per Maria Chiara le nove del mattino. Si trova infatti in Guatemala, nell’attesa di poter partire, una volta finita l’emergenza COVID, per la sua nuova missione in Burkina Faso.
Il desiderio di girare il mondo, di vederne i lati più diversi e drammatici, racconta Maria Chiara, è nato in lei proprio in terza media: “Ho fatto la prima e la seconda media in Abruzzo, la terza media in Calabria, quindi già cominciavo a vedere nuovi posti e nuove persone e un seme iniziava a crescere dentro di me: voglio conoscere nuove cose, voglio vedere al di là della mia bolla di sapone, voglio varcare le colonne d’Ercole!”.
Durante gli studi universitari il seme ha iniziato a germogliare; studiando Giurisprudenza alla Statale di Milano, incontra un professore brasiliano, funzionario dell’UNHCR, che le fa dire: nella vita voglio fare quello che fa lui. Da questa certezza è partito il viaggio, prima come operatrice, poi come funzionaria. Brasile, Perù, Giordania, Colombia, Honduras: la sua biografia disegna la carta geografica dei rifugiati nel mondo.
Chi sono effettivamente i rifugiati, lo spiega con le parole della Convenzione di Ginevra, scritta nel 1951 per le emergenze umanitarie lasciate in eredità dalla Seconda guerra mondiale.
“E’ il testo di riferimento – spiega – per tutta l’attività dell’UNHCR, guida il nostro lavoro. Rifugiato è colui che temendo, a ragione, di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese.”
Ma l’UNHCR non si occupa soltanto dei rifugiati. Con l’ausilio di alcuni video i ragazzi hanno potuto conoscere gli altri gruppi tutelati dall’organizzazione: gli apolidi e gli sfollati interni.
Dalle definizioni Massetti è passata a raccontare poi concretamente chi sono i rifugiati, quali volti e storie hanno le migliaia di persone incontrate e aiutate in tutto il mondo: storie dolorose, di violenza e oppressione, ma anche di speranza e rinascita. E la rinascita spesso parte proprio dall’attività capillare e coraggiosa di persone come lei. “L’attività dell’UNHCR – aggiunge – è fatta di una miriade di aspetti: dall’assistenza medica, all’alloggiamento, dalla mediazione istituzionale fino al reinserimento nella società e nel mondo del lavoro”. Le immagini che accompagnano i suoi racconti sono per lo più immagini felici, di gioia e di ripartenza.
Il mondo ora, per i ragazzi di terza, probabilmente è un posto più grande e complesso di quello che credevano. Ma è anche un luogo in cui poter spendere la propria curiosità e in cui potersi scoprire.
Le domande alla fine dell’incontro sono appassionate, concrete, precise: “com’è stato il tuo primo giorno all’UNHCR?”, “ti capita di affezionarti troppo alle persone che aiuti?”, “hai mai avuto dei ripensamenti?”. In chiusura, il Preside Alfredo Marchisio chiede quali competenze o conoscenze occorre avere per questo lavoro. La risposta è chiara: non c’è una ricetta, se non rimanere col desiderio aperto.
Saranno le circostanze e gli incontri a darne la forma.
Seveso, 16 maggio 2020